Avrete sentito parlare di “zona di comfort”.

E così accade, mentre prendi un gelato, di sentirti dire
“assaggia quel nuovo gusto zabaione, menta piperita e parmigiano”, e se
rispondi che preferisci il tradizionale cioccolato e nocciola, ti senti
replicare “ma dai, esci dalla tua zona di comfort!”
O magari sei un ragazzo molto timido, e gli amici ti dicono
di tentare, così d’improvviso, un approccio con una sconosciuta, al grido di
“esci dalla zona di comfort!”
Ti senti irritato e violentato nel profondo da questi slogan
che inneggiano alla distruzione totale della zona di comfort?
Si?
Allora continua a leggere.
Prima di tutto: cos’è la zona di comfort?
È un insieme di
schemi mentali, abitudini, attività che svolgiamo piuttosto abitualmente, e che
dunque non ci creano disagio. Vuol dire che siamo “comodi” nel fare quelle
cose.
È un po’ come dire che l’animo si sente a casa.
Oh mio Dio, ma sembra meraviglioso!
Allora perché tutti se la prendono con questa povera zona
tanto confortevole?
Perché molti ritengono che sia un male rimanere nella zona
di comfort, perché ciò non permetterebbe la crescita personale, e suggeriscono
di abbandonarla e lanciarsi in modo più o meno avventato in attività e modi di
pensare totalmente estranei e nuovi fino a quel momento.
Al mattino, ci alziamo dai nostri comodi letti, usciamo
dalle nostre case, e affrontiamo il mondo, andando a lavorare o a studiare o
altro. Tuttavia, più tardi, torniamo a casa per riposare e recuperare le
energie per affrontare nuovamente le sfide del mondo esterno.
Vi trovate? Bene.
Ora, supponiamo di dare realtà concreta ai suggerimenti dei
vari guru/settimanali sotto l’ombrellone/vicini di casa impiccioni, e di
demolire la nostra casa quando usciamo.
Cosa succederebbe? Dovremmo vivere
giorno e notte all'addiaccio, nel mondo, e finiremmo con l’essere stanchi,
spossati, infreddoliti, spaventati.
Abbiamo bisogno di una zona di comfort a cui fare ritorno.
Come per il corpo così per l’anima.
Non siete ancora convinti? Vi faccio un esempio che avrete
sicuramente visto.
Quando un bambino piccolo comincia a camminare e ad
esplorare il mondo circostante, non si avventura di punto in bianco ad
attraversare un’intera stanza. Inizialmente, farà qualche goffo passetto, per
poi fare ritorno alle amorevoli e confortevoli gambe della mamma, attaccandosi
alle sue ginocchia con le manine paffute. Dopodiché, tornerà ad esplorare,
spingendosi ogni volta un po’ più in là…e ritornando, ogni volta, arricchito di
nuove esperienze e di nuovi “strumenti” per affrontare il mondo.
Quindi, dal punto di vista di questa psicologa che scrive,
la crescita personale è possibile solo se abbiamo una nostra zona di comfort.
Certo, affrontare nuove sfide è importante per maturare e
vivere serenamente. Ma per farlo abbiamo bisogno di poter ristorare la nostra
anima di tanto in tanto, con qualcosa che ci metta a nostro agio.
Ad esempio, una persona che si sente a disagio all’idea di
prendere l’aereo e di conoscere persone nuove, e per cause varie è costretta a
fare un lungo viaggio in aereo, probabilmente appena atterrata non avrà voglia
di andare a una festa piena di gente sconosciuta, ma preferirà restare a casa e
recuperare la sua zona di comfort per rilassarsi.
E non c’è niente di male in
questo.
Ciò che è opportuno fare per il proprio benessere, piuttosto,
è espandere gradualmente la propria zona di comfort.
In altre parole, lavorare
su se stessi affinché sempre più attività e situazioni vi entrino, e non siano
quindi fonte di disagio per noi.
Il mio consiglio è di prendere esempio dagli uccelli, che si
librano nel mondo per cercare, con estrema fatica e determinazione, i rametti
migliori per costruirsi un nido comodo e protetto, a cui fare ritorno dopo ogni
volo.
E voi, vi prendete cura della vostra zona di comfort o ve ne
fate imprigionare?
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